“Spesso è possibile trovare nei fiumi
ciò che non si può trovare negli oceani”
(Proverbio indiano)

Spesso desideriamo l’America, quando la vera bellezza ce l’abbiamo proprio a due passi. Da che pulpito! Direte voi. Eppure è proprio quando si è lontano che si riesce a vedere meglio quello che da vicino era sfuggito.

Quanti luoghi meravigliosi mi sono persa, quanto ancora da vedere! Così avendo imparato la lezione, ho cercato di farne tesoro. In questo modo ho sviluppato l’attitudine a trovare la bellezza attorno a me, prima di cercarla altrove.

Circa un anno fa, sono venuta a conoscenza della costruzione di un tempio e un centro culturale Indu, che fa parte dell’associazione socio-spirituale BAPS Swaminarayan Sanstha di Gujratproprio a dieci minuti dal mio lavoro, a Robbinsville NJ.  La costruzione del Tempio è iniziata ad Agosto 2014 e pare terminerà nel 2020. Ci sono stata la scorsa estate, ma ho deciso di tornarci  insieme alla mia collega e amica Neeru, Indiana di Nuova Dehli, che ancora non aveva avuto modo di visitarlo, qualche giorno fa  e con l’occasione portarci anche voi.

Per accedere bisogna passare l’ingresso con la sbarra, dove un guardiano vi chiederà il motivo della vostra visita. Una volta varcata l’entrata e parcheggiato, questo è quello che vi troverete davanti agli occhi.

Quello che vedete è parte del colonnato laterale e l’edificio che ospita il tempio, il mandir.

Davanti all’ingresso, se sarete fortunati, incontrere dei volontari che vi offriranno una visita guidata. E se lo siete almeno tanto quanto me potreste fare conoscenza   con una coppia di indiani di Londra,   che hanno scelto di fare i volontari nei vari templi indiani del Canada e Del Nord America per festeggiare il loro anniversario di nozze. La moglie,  la gentilissima e super paziente (potete immaginate la quantità smisurata di domande da me ricevute? Immagino di sÌ, se mi leggete da un po’) Rasmika Patel è stata la nostra guida.

La prima cosa che si nota, appena ci si trova davanti all’ingresso, sono la maestosità e la cura dei particolari. Si possono contare, infatti, solo nella facciata esterna, 236 pavoni, animale nazionale dell’India. Per questo motivo viene chiamato “portone dei pavoni”. Ci sono anche 91 elefanti decorati, che con la loro proboscide scacciano via la cattiva sorte.

Entrati nell’ingresso, prima di accedere al fulcro del tempio, dove non si possono fare foto, bisogna lasciare le scarpe, in una scarpiera, in segno di rispetto. La nostra guida ci ha spiegato cosa avremmo visto all’interno e come si presenterà il centro quando sarà completato.

Prima di entrare la nostra guida mi ha ringraziato quando le ho detto di essere italiana, e suo marito mi ha spiegato il perché. L’interno del tempio è tutto fatto di marmo di Carrara. Il marmo acquistato in Italia è stato mandato in India dove è stato intagliato manualmente da artigiani indiani, e poi inviato negli Stati Uniti.

In fondo si trovano le divinità che vengono venerate nel tempio. Dal momento che per i credenti sono dèi viventi, vengono trattati proprio come degli esseri umani. Alcuni volontari si occupano infatti esclusivamente di loro: al mattino fanno loro il bagno, mettono loro abiti puliti, li fanno mangiare, li mettono a dormire, fanno fare loro merenda e li mettono a dormire di nuovo alle 19:00. Ogni giorno ripetono questo rito.

Sui lati ci sono altre divinità e foto dei guru più famosi. L’architettura presenta diversi stili e sulle colonne si trovano le divinità classiche induiste: Brahma, dio della creazione, Vishnu, dio dell’organizzazione, Shiva, dio che scaccia via ogni male.

A parte la meraviglia di cui si riempiono gli occhi di chi guarda, è il senso di pace la sensazione che arriva. La nostra guida ci ha detto che ad ogni strato che veniva aggiunto in fase di costruzione, i fedeli recitavano dei mantra, preghiere speciali.

Eppure una domanda mi è venuta spontanea: chi finanzia tutto questo? Il BAPS è un’associazione no profit che si  basa sul volontariato. Questi sono i campi in cui ci sono volontari che raccolgono le donazioni.

La nostra visita stavolta è stata breve, ma intensa. Abbiamo salutato la nostra guida e suo marito che avrebbero lasciato il tempio il giorno successivo.

La bellezza e la pace di quel luogo e la grazia di quelle persone avevano fermato il tempo e lo spazio. Avrebbe potuto essere Robbinsville o l’India intera, poco importava. Avremmo potuto stare lí tutto il giorno ad ascoltare di storie mitologiche e tradizioni lontane, ma la quotidianità e un appuntamento di routine ci avevano riportato alla realtà. Dovevamo andare, con la consapevolezza che quel luogo ci rivedrà, fra un mese forse o quando sarà completato, chissà. Se mi sarà possibile e se anche voi vorrete, porterò di nuovo anche voi.
A presto,
Alessandra (e Neeru)

 ps Ringrazio la mia amica Neeru, non solo per avermi accompagnato e non avermi fatto sentire una completa estranea, ma anche per avermi aiutato a ricordare i particolari e i nomi impronunciabili.